Artisi amici

Giancarlo Sarvese

 

"IMPULSI"

 

 

Impulsi perchè Giancarlo Sarvese solo d'impulso sa creare.

Impulsi perchè è un impulso che sa metterlo in comunicazione con la sua opera.

Impulsi perchè solo così la si deve leggere. 

Impulsi perchè deve stimolare una infinita catena di altri "impulsi", creando una corona di emozioni unite insieme da esperienze diverse ma collegate da un'unica origine.

Il suo fare arte prende corpo con la tela, ne fa qualcosa di evanescente in una pittura che abbandona il segno e costruisce con il colore, ma anche di fortemente materico che dal colore "lievita" attraverso vere e proprie "esplosioni" della tela stessa. Tagli e fessure si riempiono di terra, fuoco e acqua, cogliendo dalla natura ciò che lo attrae ed emoziona di più in quel "raptus" creativo.

Ogni oggetto ogni ricordo, ogni collegamento materico partecipa al momento artistico divenendo parte di un tutto profondamente partorito dall'animo/inconscio dell'artista. Ciò che Giancarlo vuol comunicare è pregno di una serie di emozioni che devonoimpulsivamente trasformarsi in costruzioni estetiche sapienti e controllate. L'apparente caos che ne deriva, infatti, viene "armonizzato" e bilanciato nei vuoti e nei pieni, nelle tinte accese e in quelle morbide, attraverso rimandi e interazioni che catturano l'occhio e lo trasportano "altrove". Non si può rimanere indifferenti, si partecipa all'opera dell'artista attraverso pulsioni forti e immediate, positive o negative, ma innegabilemente coinvolgenti.

Giancarlo Sarvese, alla sua prima vera personale qui a Ferrara, ha iniziato a dipingere per una esigenza, forte e repressa, di esprimere ed estrinsecare ciò che la vita gli aveva fatto provare. Passione, rabbia amore tristezze e gioie hanno così trovato una "porta aperta" verso il mondo, verso gli altri con cui condividere e su cui cercare, attraverso gli sguardi e le parole che ne scaturivano, quel "calore" e quella empatia di cui aveva bisogno.

Man mano che progrediva nel suo percorso artistico, da autodidatta, l'arte ha cessato di essere una ricerca squisitamente formale per divenire un'avventura esistenziale, quell'avventura per la quale era partito!

L’intensità quasi ossessiva del suo fare lo porta a realizzare lavori di grandi dimensioni seguendo l'IMPULSO fino alla sua realizzazione completa, senza riuscire a interrompere la creazione nel suo percorso emozionale. I soggetti che ne scaturiscono perdono del tutto la loro connotazione originaria e ricevono una propria autonomia estetica e un nuovo valore simbolico. Il taglio, il colore, gli inserti materici, il movimento, che sempre accompagna l'opera, creano quell'equilibrio proprio dell'artista, che nella sintesi riesce a "concentrare un TUTTO" forte e sofferto in prima persona. Mi ha quasi commosso vedere come Giancarlo si nasconda dietro le sue CREAZIONI, spiando e traendo dalle reazioni e dai commenti tutta la ragione del suo operato. Un profondo senso estetico lo ha sempre mosso e il suo lavorare è sempre stato legato al mondo della creatività, dalla moda all'estetica femminile, fino all'arte pittorica e scultorea in cui ora sta maggiormente sbizzarrendo il suo spirito libero. I suoi quadri risultano scevri da ogni superfluo abbellimento per essere direttamente espressione di un senso estetico e spirituale insieme. L'Anima che popola e da vita alle sue tele è innegabilmente sensibile e attenta a quanto succede al mondo...lo trasmette e lo "urla", a volte, con le cromie e con i riferimenti simbolici che popolano le opere. Ogni spettatore ne può essere partecipe e ne può trarre spunto e riflessione perchè della vita di tutti si fa portatore.

Giancarlo Sarvese in poco tempo ha saputo raggiungere un suo stilema deciso e definito, ma il suo percorso ancora è in evoluzione e sicuramente sarà sempre più efficace e dirompente.

Francesca Mariotti

 

Libertà, acciaio e ghisa
Libertà, acciaio e ghisa

 

Angelo Fantoni

la creatività nelle cose più semplici

 

Saper riciclare con una poesia e una inventiva incredibile!

 

Angelo Fantoni persona cordiale e creativa, come solo un artista emiliano può essere. La sua cordialità e positività si avverte dalle parole dai gesti e dalla “solarità” delle sue creazioni scultoree, realizzate con luminose combinazioni di forme in acciaio e con la sua produzione pittorica, ricca di colore e luminosità. Le sculture sono formate da assemblaggi e fusioni tra slanciate linee verticali e sagomate fantasie di intagli, in cui i giochi di forme e di rifl essi si armonizzano in festose composizioni inneggianti la Natura e il divenire della vita. Dal mare e dallo spazio prendono così il via regate fantasiose o composizioni informali che tra gioiosi equilibri e turbinanti movimenti realizzano una sintesi perfetta della nostra vita, sempre in balia del vento ma anche guidata dalle stelle e dalla energica voglia di “tenere fortemente il timone” di ciò che ci riguarda. Oltre ogni confi ne e ogni dimensione troviamo “Cosmi” e “Regate” o “Spinnaker”, creati dalla fantasia e dall’abilità tecnica di questo artista, che plasmando e trasformando ritagli e oggetti di uso comune trova la loro anima e il “Significante” intrinseco in essi. Già nella pittura Fantoni ci mostra la sua necessità di tagli e linee definite che seguano le forme e ne accentuino la pregnanza. Nella scultura questo bisogno trova la propria più incisiva espressione... Emozioni grandi quindi prendono forma e si ergono ad esempio di quanto sia in realtà importante l’esprimersi e il cogliere, in noi e negli altri, ciò che ci anima e ci dona “la dignità di essere uomini”. Fantoni sa avvertire e comunicare con le sue fantasiose creazioni e composizioni tutto un mondo fatto di creature e di simboli, esprimendosi con leggerezza e semplicità, anche se in modo tutt’altro che semplicistico. Sole, cielo, acqua, gufi , ricci e vele diventano espressioni simboliche della vita e del suo continuo fluire tra infiniti corpi ed esperienze. La fantasia e la creatività del nostro artista la si può cogliere nel saper modificare strutture, oggetti e immagini in nome di una continua metamorfosi delle forme, intagliando e unendo segmenti, oggetti e materiali diversi per trasformarli in linguaggio e messaggio universale. Ciascun spettatore di fronte alle sue opere sente di appartenervi e di farne parte in una sorta di richiamo interiore a tutto ciò che può affratellarci gli uni con gli altri. …. Francesca Mariotti

"DENTRO"- Tecnica Mista di Siberiana Di Cocco
"DENTRO"- Tecnica Mista di Siberiana Di Cocco

 

SIBERIANA DI COCCO

 

CINQUE SENSI E UN PO’ DI PIU’

 

 

Siberiana Di Cocco è una donna particolarmente attenta e sensibile alla condizione umana ed alla sua capacità sensoriale. L’attività professionale di medico ed il contatto continuo con le persone l’ha sicuramente aiutata ed ha costituito un patrimonio di esperienze e di incontri che hanno acuito tale sua propensione all’ascolto ed alla “percezione” . Come ogni artista che basa la sua arte sulle immagini percepite prima di evocarle attraverso l’immaginativa, le sue esperienze passate influiscono sul modo in cui viene colto ogni soggetto trattato. La sua attività professionale è parte integrante del suo essere artista e le nozioni artistiche sui colori e le forme e la materia hanno reso possibile la creazione di una sua identificazione stilistica particolare e definita. Nascono cosi queste sue ultime espressioni che proprio sulle percezioni legate alla sensorialità umana, ai cinque sensi, si concentrano e si fondono. I cinque sensi che vengono interpretati e “vitalizzati” attraverso una lettura soggettiva e più profonda da parte dell’artista. L’artista moderno infatti “si permette di sentire ed esplorare più all’interno del suo essere che all’esterno….non vuole descrivere o narrare, bensì simboleggiare.”(S. Arieti “Creatività. La sintesi magica”, 1990).

A differenza dell’arte orientale che rappresenta l’ordine eterno e la perenne armonia dell’universo, l’arte occidentale moderna si interessa di più agli uomini ed alle donne che all’universo, al tumulto dell’animo in questa epoca sgradevole piuttosto che all’eternità. Racconta e raccoglie l’elemento umano, la trasformazione umana della realtà, più che la realtà stessa. Basta pensare a Chagall, al suo linguaggio, apparentemente astruso, ma in realtà capito in tutto il mondo, universale, trovandovi nuovi significati e significanti, nuove simbologie e armonie. La Realtà viene indagata attraverso il Sogno, le aspirazioni e le emozioni. L’uomo cerca e parla di se stesso della propria soggettività e del proprio Io interiore, attraverso nuove combinazioni di concetti astratti espressi con forme visive e rapporti estetici. Non manca la sperimentazione materica che ulteriormente vitalizza e acuisce la percezione sensoriale del fruitore. Toccare oltre che vedere sicuramente manda impulsi maggiori ed efficaci. L’arte contemporanea trova quindi campo fertile nelle diverse espressioni personali degli artisti che, come Siberiana di Cocco, fanno della sperimentazione estetica e visiva il loro linguaggio preferito e sentito. E le sue opere ne sono evidente risultato, efficace e armonioso, pregno di simbologie e di messaggi legati all’Essenza dell’Umanità, alla sua armonia e disarmonia sociale e privata, alle problematiche ed alle gioie che ogni giorno la riempiono di quella particolarità per cui è “bello vivere”.

La materia di cui sono costituite, plasmata e resa “fluida nelle forme” costituisce una sorta di percorso, traccia e cammino per l’occhio attento dello spettatore, che ne viene coinvolto e trascinato all’interno, invitato al gesto del “toccare” ed alla ricerca visiva di tutti quegli ulteriori stimoli dati dalla presenza di piccoli oggetti e colori che Siberiana attentamente inserisce. Un’esperienza sensoriale che attraversa ogni visitatore e fruitore nel cammino delle sue esposizioni. Un cammino che arriva alla mente ed all’inconscio, al ricordo ed al sogno, arricchendoci di una nuova valenza dell’arte nella sua totalità.

Francesca Mariotti

Tracce 59, tm su tela, 2010
Tracce 59, tm su tela, 2010

FIORELLA VANDI

 

“Nei meandri della vita, lasciando TRACCE…”

 

Artista di grande emozione visiva, ha percorso una ricerca stilistica di profonda meditazione. Nel tempo, dagli anni ’90 al 2006, le sue piccole nature morte si sono trasformate in ampi paesaggi aperti su mari e montagne, su fiumi e boschi, in cui colore e movimento erano le componenti essenziali. Un’inquietudine ed una spinta alla ricerca di qualcosa che le fosse congeniale per esprimere la sua anima travagliata da preoccupazioni e sentimenti forti e crescenti. Poi una pausa riflessiva la coglie, dapprima con l’abbandono del colore, e nascono i primi mari, burrascosi e movimentati, ma in bianco e nero, per poi giungere a questa sua ultima produzione fatta di “Tracce”, ferite e solchi, che si rispecchiano in paesaggi-vedute essenziali e panoramici. Tornano i colori in tali opere, ma le figure si perdono in astrazioni materiche, dove è il segno e la corposità del colore a esaltare la sua arte. E così, a me, emiliana abitante del Delta del Po, sembra di ritrovare in esse la stessa bellezza delle valli, magari alle Foci di Busa Dritta, dove dal Faro di Punta Maista, tanto amato da Eugenio Montale, si vede il Grande Fiume finire in mare. Dove le acque salate dell’Adriatico e quelle dolci si incontrano, tra sedimenti e lingue di sabbia, isolette e canneti, formando inestricabili canali. E questi canali, alcuni sonnolenti altri violenti, con le acque cangianti di colore, dai verdi ai grigi ai blu, per le diverse profondità e mescolanze con il terreno, danno vita a suggestivi spettacoli e intrighi di forme e colore. Ebbene, il gesto pittorico che Fiorella Vandi mette nelle tele ha la stessa forza del mare e del fiume, che, l’uno contro l’altro, si contendono strisce di terra, barene monelli e scanni, ferendo e solcando il paesaggio lacustre. Una lacerante lotta che si mostra in un immenso crogiuolo dove tutte le emozioni si fondono, si compongono e si scompongono all’infinito. Vengono così a crearsi visioni reali e immaginarie, effetti ottici, miraggi, abbagli e suggestioni dove Fiorella Vandi trasfonde il suo vissuto e la sua anima. E, quasi senza rendersene conto, nascono opere come “Tracce di me”, in cui istintivamente ritrova se stessa, le tappe della sua vita, i dolori e le gioie; oppure, “Traccia 17” (da me detto “Il ruggito del leone”), in cui un felino sembra uscito da un vorticoso fiume blu con un balzo in avanti. E anche “L’albero in fiamme” o “Traccia 22”, in cui diramazioni in rosso lasciano solchi, lingue di fuoco, lava che scende “nei meandri della vita”, paesaggio dell’anima e metafora di passione e sofferenza.

Persona solare e serena Fiorella Vandi, romagnola, anzi riminese come Fellini e Tonino Guerra, aperta e cordiale, forse per questo attenta e sensibile all’altrui animo ed alle emozioni interne ed esterne a se stessa, ci mostra la vita, attraverso la materia, lo spazio, il ricordo e l’istinto: una visione panoramica della sua complessità e, nello stesso tempo, della sua essenzialità. Contrasti e confluenze tra terra e mare, tra gioia e sofferenza, tra persona e persona, tra conscio e inconscio, vengono ridotti a graffiti rapidi su impasti di colore, grassi e increspati, percorrendo sentieri, “ghebbi”, e seguendo una di quelle infinite TRACCE che l’artista così magistralmente ci illustra. Tecnicamente parlando, Fiorella si è addentrata nel mondo della matericità, del colore usato “spesso”, tridimensionale, solcando sulle tele “magma tellurico” e “rivoli acquei o di fuoco”, dopo aver sentito la “necessità di una pausa immaginifica”, come dice G. Dorfles, che l’ha tenuta lontana dai pennelli per un anno o più. Fiorella ha così ripreso ad esprimere ed è riuscita ad affermare nuovamente una sua autonomia mentale, la propria individualità, ristabilendo tra sé e gli altri una “distanza” senza la quale rischiava di perdersi, uccidendo la creatività estetica del suo stilema. Ogni artista, in quanto innovatore ed “Inventore” di qualcosa di nuovo, creatore, necessita di riflessione periodica, di pause, intervalli, “vuoti” da cui far scaturire, come nella storia dell’Arte, rinnovate creazioni. Fiorella Vandi, tra necessità e serietà professionale, non trovandosi più nelle tele figurative di un tempo, pur non rinnegandole, ha atteso il momento giusto e la giusta modalità espressiva per ciò che le fermentava in animo. Svolta creativa, maggiormente attenta alle similitudini e alle metafore della vita, in nome di una rinnovata e tumultuosa “inventio”, che da sempre ha caratterizzato le sue opere. Fiorella prosegue il suo iter artistico tra movimento e colore, ed ora tra materia e astrazione. A ben guardare tra le opere passate, come “Strappo”, “Vita Passata”, “Ed è subito sera”, “Bosco autunnale” o la fantastica “Onda di ghiaccio”, e quelle attuali il filo conduttore è evidente. Il gesto ha solo preso corpo e si è reso libero. Fiorella ha così ripreso a dipingere ed a “vivere la sua pittura”!! I suoi nuovi segni, impressi su impasti di colore, sembrano andare verso un’astrazione, forse ancora ingannevole, infatti ancora legata ad una visione paesaggistica, semplicemente cosmica. Una visione più consapevole e più allargata di tutte le esperienze e le casualità della vita. Una crescita stilistica e una consapevolezza personale maggiore della nostra carissima artista. Fiorella ha spiccato un volo sull’umanità e ce ne sta donando la sua visione  più sincera e immediata.

 

                                                                                                     Francesca Mariotti

"MAY’s FLOWERS – La poesia della vita".

 

Terry May

 Le opere di Terry si sono gradatamente alleggerite dal colore e dalla materia fino alla sua produzione 2008, in cui rarefatte atmosfere in ambientazioni o paesaggi minimali ospitano sospensioni di leggeri “aerei di carta” o “piccole palle” la cui tridimensionalità è data dalle ombre segnate sul terreno. Nessun abitante,  anche in questa interessante serie 2009, creata appositamente per la mostra alla Ferrara Day Surgery, ma fiori, Flowers, non ben definiti o realistici tulipani che ondeggiano al vento. Spazi aperti e ariosi in cui vagano sempre piccoli “aereoplanini” solcando un cielo terso, da favola, in cui l’unica certezza è la linea dell’orizzonte. Vi è la sensazione di attraversare un sogno fluttuando tra giganteschi e delicati fiori che, piegandosi al vento, ci accompagnano verso la nostra méta. Terry sta sicuramente attraversando un periodo di tranquillità, in attesa e, forse, protesa verso qualcosa di più saldo e certo, un qualcosa che lei attende come un cambiamento, una svolta. I suoi teneri fiori, MAY’S FLOWERS, arancio sfumato, le sabbie dei terreni ed i piccoli soli nel cielo, pallidi (ma presenti), delineati da contorni non sempre decisi, confermano una poesia ed una serenità raggiunta. Le tinte decise e contrastanti delle opere  dello scorso anno si sono mitigate e la ricerca di ordine e serenità si fa più rilassata e giocosa. La vita per la nostra artista è strana , ma non così difficile né paurosa come la si poteva immaginare. Un senso di speranza e di ottimistica reazione ai diversi “e-venti” che ci sospingono e che ci accompagnano nel tragitto dell’esistenza, fanno sì che ci si possa accorgere, anche cammin facendo, della Poesia della Vita. Sfocato e sognante, libero dalle pressioni e dalle angoscie che sempre accadono, il nostro cammino di vita può rivelarci tanti aspetti piacevoli e rassicuranti. La poesia è forse il mezzo per cogliere e gioire delle tenui bellezze che incontriamo, sospinti dal nostro destino. Terry, animo altamente poetico e artistico, ci coinvolge in questo suo percorso e ci aiuta a sperare, alleggerendoci da ogni incombente  pesantezza degli accadimenti. Il suo fare arte coniuga al meglio messaggio e mezzo tecnico per cui le sue tele ad olio si schiariscono e ci mostrano con quanta abilità si possa giungere ad effetti di trasparenza e lievità come con l’acquerello. Le pallide sfumature dei celesti e degli arancio giocano con elementi bianchi e linee scure di demarcazione come in sospensioni metafisiche molto vicine a Carrà  e De Chirico ( la Metafisica è nata a Ferrara!).

I suoi simbolismi ripetuti e ricorrenti la rendono una delle figure emergenti più interessanti del panorama contemporaneo dell’Arte.”.  (Francesca Mariotti).

ESTHER G.SOL

“Dipingere la parola, un paravento di parole”

E’ nata nel 1970 a Bacau, una città a nord-est della Romania. Ha frequentato una scuola privata d’arte iniziando così a partecipare a delle mostre di pittura figurativa, fotografia e design dell’abbigliamento. Nel 1989 sidiploma in Telecomunicazioni. Nel 1990 inizia gli studi universitari di giornalismo, lavorando anche come designer in un laboratorio di alta sartoria e  proseguendo poi con un lavoro come dirigente di marketing e pubblicità. Continua l’attività espositiva fino  al 1995, anno in cui si trasferisce in Italia. Nel 2001 riprende a dipingere, con ritmi sempre più frenetici, abbandonando ogni altro tipo di attività.

“Lo spazio tra parola e immagine si sta rivelando da tempo come luogo della ricerca artistica tra i più fertili. …”. Vincenzo Accade.

Doina Iftime, in arte Esther G. Sol, riesce a realizzare creazioni di ottima tecnica, passionali e poetiche. I  suoi lavori inviano messaggi pittorici la cui semanticità risulta prevalentemente empatetica e solo parzialmente razionalizzabile. Osservandoli ci si chiede se si tratta di Poesia visiva o di arte gestuale: le sue tele attraversate da parole-non parole, spesso fittamente scritte, attraggono la nostra attenzione e provocano quella certa “ambiguità artistica” propria nell’uso del “simbolo”. Chi di fronte alle sue tele non ha provato a decifrare le frasi che vi sono magistralmente impresse con il colore, spesso rosso e corposo, cercandovi un senso o anche solo il delinearsi di una lingua?! …Bella e dolcissima, Esther si cela e si svela nelle sue opere attraverso un intricato PARAVENTO DI PAROLE, incomprensibile Esperanto, noto a pochi e da tutti sognato, lingua onirica di un mondo in cui la comprensione dell’ALTRO sarà facile a tutti. Sono creazioni sviluppate con olio, smalti e, spesso, con foglia oro su tele di grandi dimensioni, preferibilmente posate a terra, alla J. Pollock, seguendo però anche alcuni dettami della poesia visiva dei primi anni ’60, interessata ai rapporti con la cultura e la comunicazione di massa. ...  La simultanea presenza di scrittura e immagine fa in modo che il concetto, il racconto si faccia segno visivo, quasi desemantizzando lo scritto da varie lingue, assunte solo a livello estetico. Messaggi subliminali di un linguaggio ancora più universale dato dalla “forma” dello scrivere e non dal suo “contenuto lessicale”. ..La circolarità del movimento superficiale, dovuto dallo sgocciolare del colore sulla tela, crea inoltre una scrittura che diviene parte inscindibile di un’immagine armonicamente inserita nel colore di fondo, forte o delicato, dando una lettura d’insieme, unica e omogenea nel rapportarsi al visitatore.… E così Esther, attraverso una ricerca spesso inconscia, arriva alla creazione di un simbolismo personale, una sorta di “marchio” personalissimo e irriproducibile, caratterizzante tutta la sua attività artistica. ...” Francesca Mariotti, febbraio 2008

 

Sito www.esthergsol.com  (in aggiornamento)